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martedì 24 febbraio 2009

TIRRENIA: MATTEOLI, NESSUN TAGLIO A COLLEGAMENTI CON EOLIE




(ASCA) - Roma, 23 feb - Tirrenia non tagliera' i collegamenti con le isole Eolie. Lo comunica in una nota il ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato da Altero Matteoli.''Tirrenia e Siremar - si legge nella nota - continueranno ad effettuare regolarmente i servizi di collegamento con le Isole Eolie anche dopo il 28 febbraio prossimo. La direzione generale per il trasporto marittimo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha svolto una verifica con i responsabili di Tirrenia e Siremar dopo le voci circolate sul rischio di tagli ai predetti servizi a partire dal primo marzo''.''E' stato ribadito che e' valida, fino a diversa comunicazione, la disposizione del ministro, Altero Matteoli, del 9 gennaio scorso - prosegue la nota - tesa a mantenere inalterati i collegamenti stessi. Tirrenia e Siremar sono tenute quindi ad accettare le prenotazioni per i servizi marittimi di cui trattasi''.

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domenica 22 febbraio 2009

Siamo alle comiche

(AGI) - Messina, 20 feb.- Dopo lo "spot" pro-Eolie al Festival di Sanremo, Roberto Benigni e' destinato a diventare il nuovo ambasciatore delle Eolie nel mondo e anche cittadino onorario. Il sindaco di Lipari Mariano Bruno ha subito inviato una lettera aperta per ringraziarlo. "La cittadinanza e l'amministrazione - scrive - ringraziano Roberto Benigni per avere, dal palcoscenico del Teatro Ariston, dato risalto alle isole Eolie, seppure in chiave ironica, mediante semplice citazione e su uno sfondo dal sapore prettamente politico. Tuttavia, un palcoscenico importante, dove si celebra il festival della canzone italiana e che, in uno, diviene palcoscenico mediatico in cui, 'democraticamente', nella piu' ampia liberta' di manifestazione del pensiero, si parla e si fa parlare, palcoscenico che costituisce contenitore, oltre che della canzone, della musica e di artisti imponenti come lei, anche di proposte, di proteste, di azioni e di sentimenti". Prosegue Bruno: "Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni centrali, tanto noi amministratori e cittadini delle isole Eolie, quanto tutti quelli degli altri arcipelaghi delle isole minori siciliane (Lampedusa e Linosa, Favignana , Pantelleria, Ustica). Disperati e inascoltati, dopo avere affrontato con impegno ed abnegazione tante battaglie, ormai da quattro giorni, sfiancati ma non arresi, sindaco, assessori e consiglieri del Comune di Lipari, hanno scelto l'arduo percorso dello sciopero della fame per protestare contro il paventato taglio dei collegamenti marittimi da e per le isole Eolie, gestiti dalla Siremar, collegata del Gruppo Tirrenia, che, per i forti tagli finanziari apportati (46 milioni di euro) e la politica di privatizzazione preponderante, sono destinati a morire, con regresso sociale non indifferente". Quindi l'appello accorato: "Ci aiuti anche Lei, insieme a quanti, autorita', media, personalita' diverse, possono tenderci una mano, ci aiuti soprattutto lei – che tanto seguito riscuote, aiuti le comunita' eoliane e quelle delle simili realta' insulari siciliane, a non soccombere, a non regredire socialmente ed economicamente, dia voce all'accorato appello di tutti gli eoliani che vogliono dignitosamente vivere e non sopravvivere".

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Malvasia delle Lipari

Già nell’antichità venivano prodotti in Grecia dei vini, il più delle volte bianchi (ma talora anche rossi), provenienti da grappoli di tanti differenti vitigni con un unico punto comune: il loro appassimento al sole. La mescolanza (o uvaggio) più o meno casuale di tante uve diverse tra loro era del resto l’uso più frequente, sino a non molti decenni fa, nella produzione di vino. Questi vini, provenienti dal Peloponneso, da Rodi e soprattutto da Creta, venivano denominati, per lo più vini Cretici, e a un certo punto del Medioevo il loro punto di raccolta e di partenza per l’esportazione divenne il porto di Monemvasia, città ancora oggi esistente nel Peloponneso. Da qui partivano le navi della Repubblica di Venezia, la quale trasportava e vendeva il vino Cretico in tutto il Mediterraneo e nell’Europa del Nord, soprattutto dopo averne ottenuto nel 1248 la licenza esclusiva per il commercio.
Tanto crebbe la fama della Malvasia, che attorno al 1500 e nei due secoli successivi, divenne il vino più famoso d’Europa. E tanto legata ad esso era la città di Monemvasia, che dopo il 1200 cominciò ad identificare con il suo nome il vino, un vino dolce aromatico. Il nome, storpiato dai Veneziani, divenne prima Malvagia e poi Malvasia: tant’è vero che a Venezia esisteva il fondaco della Malvasia e c’erano molte osterie che vendevano solo questo vino e che da esso prendevano il nome. La Repubblica di Venezia aveva quindi nell’esportazione della Malvasia una fonte non piccola del proprio bilancio, e per far fronte alla grande richiesta di questo vino di gran moda ne incrementò la produzione e la concentrò nell’isola di Creta. Nel 1463 prese possesso di Monemvasia, ma quando nel 1540 i Turchi occuparono Creta, per non perdere quello che oggi chiameremmo un "ricco business", la Repubblica di Venezia favorì l’introduzione in alcune zone dei vari vitigni che, assemblati, davano il Malvasia, specie lungo le rotte navali che portavano alla città di San Marco. E favor contestualmente la produzione di un vino con la medesima tecnica di vinificazione.Fu così che si incominciò la produzione di Malvasia anche al di fuori della Repubblica di Venezia: in tante isole greche, in Dalmazia, nel Sud della Francia, in Spagna, in Portogallo, e, cosa che a noi interessa di più, praticamente in tutte le regioni italiane. In un’epoca in cui la parola denominazione di origine controllata era completamente sconosciuta, così come il sistema di pensiero che ne è alla base, bastava produrre un vino non dico proveniente da alcune delle uve tipiche del Malvasia, ma soltanto simile ad esso per l’appassimento dei grappoli, per la vinificazione e per le caratteristiche organolettiche, per chiamarlo con lo stesso nome.
Ai nostri giorni, in Italia, esistono ben 17 vitigni malvasie annotati nel Registro Nazionale delle varietà di vite mentre in Europa si ritiene esistano 46 tipi di Malvasie diverse.
Difficile dire con certezza quale sia l’origine storica della “Malvasia delle Lipari” (bisognerebbe compiere una indagine scientifica di confronto tra i vari vitigni e in particolare con quelli della Laconia e dell’isola di Creta), si ritiene però che sia stata introdotta nell’ arcipelago eoliano da coloni greci nel 500 avanti Cristo. Il primo documento storico che parli di malvasia eoliana sia una nota di carico di un notaio messinese datata 1653.
Così Guy de Maupassant nell'opera “La vita errante” (1890) ha descritto la Malvasia delle Lipari: "Sembra sciroppo di zolfo. È proprio il vino dei vulcani, denso, zuccherato, dorato e con un tale sapore di zolfo che vi rimane al palato fino a sera: il vino del diavolo".
La “Malvasia delle Lipari” è un vino di denominazione d’origine controllata (d.o.c.) dal 1973, con una produzione di circa 1100 ettolitri l’anno, prodotta con uve bianche malvasia nella percentuale del 95 % e da uve nere (detta “minutidda” dai locali o meglio “Corinto nero” secondo la denominazione ufficiale).

Il vitigno oggi si coltiva secondo il metodo dei filari; scomparso quasi del tutto, invece (ultimi esempi permangono nel comune di Malfa) il sistema delle prieule (sesti di metri 1,40 x 1,40 dentro quadrati di metri 5 x 5) cioè dei pergolati bassi.
Per la produzione del vino malvasia si segue un procedimento detto di “appassimento”: l’uva dopo una accurata e delicata raccolta oltre che selezione degli acini migliori, viene adagiata sulle cosiddette “cannizze” (stuoie realizzate con canne locali).
Qui si appassisce lentamente per 10-20 giorni, a seconda delle condizioni atmosferiche, seguendo una quotidiana procedura di “scannizzamento” ed “incannizzamento” ovvero gli addetti operai spostano le cannizze al sole durante le ore soleggiate e le riparano dentro alle “pinnate” (speciali ambienti con un lato aperto) durante le ore notturne o durante i giorni umidi e piovosi.
Quando i grappoli d’uva sono ben asciutti e appassiti si procede alla torchiatura: i grappoli vengono stretti nel torchio fino all’ultima goccia di mosto.
Il mosto viene riparato in botti di castagno o di rovere affinché possa fermentare. Si procede, in ultimo, a 2 travasi “chiarificatori”, l’uno a gennaio e l’altro definitivo intorno a marzo. Da aprile, come diceva lo Spallanzani nel 1700, non resta che godere di questa “rara e deliziosa bevanda” che “è di uno schietto color d’ambra, generoso insieme, e soave, che inonda e colora la bocca d’un amabile fragranza”. La malvasia rappresenta oggi per il territorio delle Eolie la scommessa per il futuro. Crescono i consumatori, cresce il numero dei produttori, dovrà crescere solo l’interesse per la sua storia e la sua tradizione. Non ci sarà futuro se non si rispetteranno e conserveranno procedimenti e saperi del passato.

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sabato 21 febbraio 2009

Rinfreschiamo la memoria

Per un momento lasciamo da parte polemiche, appelli, scioperi e misfatti e godiamoci un video con la speranza di poter tornare presto a Filicudi.

http://www.eolieinvideo.it/filicudi.htm
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lunedì 9 febbraio 2009

Diamoci un taglio

Riapre a Filicudi la stagione del taglio di gomme. Vittima questa volta un semiresidente romano che aveva parcheggiato la propria autovettura al porto per recarsi a Lipari. Ultimo di una lunga lista di episodi analoghi avvenuti negli ultimi anni, l' accaduto rappresenta ormai la modalità più diffusa di manifestazione di dissenso nei confronti di persone "non gradite" sull' isola. Fatta eccezione per la gioia del gommista di Salina tali episodi non fanno che alimentare la nomea di "far west" che l' isola si sta appiccicando addosso.
Chissà cosa ne pensano a Bolzano..

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Lipari in Provincia di Bolzano


Lipari, provincia di Bolzano? Sono 800 le firme raccolte in appena quattro ore a Lipari dal Comitato promotore del referendum con il quale si chiede lo scorporo delle isole Eolie dalla Sicilia e l'annessione all'Alto Adige.L'iniziativa è stata lanciata per protestare contro "il disinteresse - sostiene il Comitato che raggruppa un centinaio di persone - mostrato verso i bisogni primari dei cittadini eoliani manifestatosi con la gestione della vicenda Siremar (gruppo Tirrenia) che, di fatto, impedisce il loro diritto alla mobilità, allo studio, al lavoro, allo sviluppo socio-economico".Il banchetto per la raccolta delle firme è stato allestito in corso Vittorio Emanuele, la via principale di Lipari. Altri banchetti dovevano essere sistemati nelle altre isole, ma tutto è stato rinviato a causa del maltempo. Il primo a firmare è stato Adolfo Sabatini, consigliere comunale della lista civica 'Nuovo giorno'.

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sabato 7 febbraio 2009

Il mattone va letteralmente a ruba a Filicudi




L’ edilizia “filicudara”, grazie alla propria peculiarità ed esclusività sembra non conoscere crisi ma ciò nonostante continua a macchiarsi di piccoli quanto fastidiosi illeciti. Chiunque possieda una casa nell’ isola è stato vittima almeno una volta di un furto. L’ oggetto di questi furti è quanto mai atipico e variegato: bidet, rubinetti, antenne televisive, interruttori elettrici fino ad arrivare a travi della lunghezza di oltre 6m..
L`ultimo di questi spiacevoli eventi si è verificato il 4 febbraio presso il rudere di proprietà del Sig. Ivan Bertuccio e riguarda la “scomparsa” di oltre 100 mattoni forati per la costruzione. Il rudere si trova nella contrada di Portella in località Valdichiesa a ridosso del viottolo comunale ed i mattoni erano ben visibili dalla strada. Come è consuetudine non vi sono testimoni e il fatto si è verificato mentre il maresciallo dell’ isola si trovava ad Alicudi. A quanto pare i mattoni in questione erano di una misura, 8cm di spessore, poco utilizzata sull’ isola e che dovrebbe facilitare il ritrovamento. È triste che, in una società che durante questo periodo conta appena 200 residenti, una ristretta cerchia di persone possa macchiare il nome di un’ isola che del quieto vivere ha fatto la propria bandiera.

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